Le più belle fiabe della buonanotte per i vostri bambini

E’ sempre molto difficile riuscire a mettere a letto i bimbi piccoli senza troppa difficoltà ma uno dei rimedi più antichi e più diffusi è quello di raccontare loro delle fiabe della buonanotte: ecco una selezione delle più belle per accompagnarli dolcemente nei loro sogni.

Una delle fiabe più belle da poter raccontare ai vostri bambini è quella de Il brutto anatroccolo.
Come tutte le fiabe, anche questa contiene grandi insegnamenti che non sono troppo espliciti, ma che giungono comunque al cuore dei piccoli.
Questa bellissima storia, scritta da Hans Christian Andersen, è considerata un classico per aiutare i bambini a comprendere l’importanza dell’autostima oltre ad insegnare loro l’accettazione della diversità, che è appunto diversità e non inferiorità.

Un’altra famosissima fiaba è quella di Cappuccetto Rosso. Forse la più celebre favola di tutti i tempi. Ne esistono tantissime versioni, più o meno truculente o appassionanti. La più nota è quella scritta da Charles Perrault alla fine del Seicento. È però interessante anche quella dei fratelli Grimm. La differenza principale tra le due versioni è che la prima, quella francese, non ha lieto fine ovvero si conclude con la bambina e la nonna che vengono mangiate, ma non arrivava nessuno a salvarle. Così facendo, lo scrittore francese, rendeva molto più esplicita la morale della storia, ossia quella di non fidarsi degli sconosciuti, soprattutto quando all’apparenza sembrano innocui.

Un’altra bellissima fiaba dello scrittore frandese Charles Perrault è Pollicino, tra l’altro molto simile a quella di Hänsel e Gretel, probabilmente perchè entrambi i racconti derivano da un’origine comune, anche se è vero che i fratelli Grimm, che ci hanno tramandata la seconda, conoscevano molto bene il lavoro del collega francese.
In questa storia vi sono molti richiami a miti greci, come quello del filo di Arianna o quello di Ulisse prigioniero di Polifemo. D’altra parte, il tema principale del racconto è quello della fame, triste verità che le popolazioni medievali si trovavano ad affrontare ogni giorno. La favola sarebbe quindi un tentativo di esorcizzare quel problema.
La fiaba, però, letta in chiave psicanalitica avrebbe una lettura diversa. Pollicino si libera dal fardello della fame usando la propria intelligenza. Mentre l’Orco e la sua famiglia rimangono legati a ciò che mangiano, lui riesce ad aggirare il problema e così a garantirsi una vita agiata. Letta in questo senso, la favola sarebbe una metafora dell’abbandono della fase orale durante la maturazione sessuale.

 

Autore dell'articolo: ElisaP