Potere curativo dello zucchero per le ferite

Quella di Moses Murandu, docente di scienze infermieristiche presso la Wolverhampton University in Gran Bretagna, si candida ad essere una delle scoperte più incredibili in campo medico. Nato e cresciuto nello Zimbabwe, Moses era abituato a curare le sue ferite cospargendole con lo zucchero scoprendo che proprio lo zucchero può giovare alla salute, aiutando a guarire le ferite resistenti agli antibiotici.

La cura alternativa ha avuto successo su Alan Bayliss, un ingegnere di 62 anni che aveva subito l’amputazione della gamba sopra il ginocchio. Nonostante le cure intense, la ferita stentava a richiudersi finché Bayliss, è stato preso in cura da Murandu che ha messo in pratica quello che suo padre faceva con lui e suoi fratelli da piccoli: ha applicato un intero barattolo di zucchero sulla ferita, che ha cominciato a guarire velocemente. Dopo due settimane sono stati necessari pochi cucchiaini.

Come è possibile questa cura e come si deve procedere? Tutto quello che si dovrebbe fare è versare lo zucchero sulla ferita e applicare una benda: lo zucchero cosparso sulle ferite assorbe l’acqua di cui hanno bisogno i batteri per crescere e moltiplicarsi aiutando così a risolvere casi che si protraggono da tempo ma nello stesso tempo può servire a dare la spinta iniziale a guarigioni difficili.

A quanto pare il potere curativo dello zucchero sarebbe sfruttabile anche dalle persone diabetiche, poiché applicare lo zucchero all’esterno della ferita non lo converte in glucosio. Una curiosità: si apprende che il trattamento curativo con lo zucchero può funzionare sulle ferite delle persone, ma anche degli animali domestici. Ci vorranno ulteriori test per convalidare tale ipotesi, ma l’importanza che questo composto potrebbe avere nel mondo della medicina potrebbe aumentare.

La scoperta potrebbe essere fondamentale sia perché nelle zone più povere del mondo le persone non possono sempre permettersi gli antibiotici sia perché ci sono diverse ferite che sono resistenti agli antibiotici stessi una volta infettate.

Autore dell'articolo: Raffaele