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Salario minimo in Italia: a che punto è il dibattito nel nostro paese?

Con il termine salario minimo legale si intende la paga minima che ogni lavoratore dovrebbe ricevere, all’ora, al giorno, al mese. Si tratta di una delle misure che il Governo targato Lega-M5s punta ad introdurre per regolamentare le retribuzioni e inserire in ogni contratto di lavoro delle fasce sotto le quali non scendere mai.
Quindi, in linea con il reddito di cittadinanza, il salario minimo in Italia vorrebbe eliminare lo sfruttamento negli ambienti di lavoro, imponendo una paga giusta e ridonando dignità al lavoratore. In particolare, il M5s parla di Salario Minimo Orario il quale dovrebbe aggirarsi intorno ai 9 euro all’ora. In ogni caso, questo dovrebbe essere del 20-30% superiore alla soglia di povertà stabilita dall’Istat.

Fino ad adesso il salario minimo non è mai stato introdotto in Italia perché, a differenza di altri Paesi, il nostro è controllato per circa l’84 per cento dalla contrattazione sindacale, ovvero dai livelli retributivi fissati dai cosiddetti Ccnl (Contratti collettivi nazionali di lavoro).
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Salario minimo orario: a chi spetta

Il salario minimo in Italia spetterebbe ai lavoratori subordinati ed a quelli parasubordinati. Questi ultimi sono tutti quei lavoratori le cui prestazioni si avvicinano in parte al lavoro subordinato e in parte a quello autonomo. Ad esempio, i lavoratori a progetto, i collaboratori continuativi e quelli occasionali.
La paga minima fissa riguarderebbe i dipendenti privati, ma, indirettamente, anche coloro che, nel pubblico, sottostanno ad un contratto collettivo nazionale: il salario minimo orario non potrà, comunque, essere inferiore a quello previsto dalla legge. Ad averne diritto, infine, sarebbero anche i praticanti degli studi professionali.

Pro e contro

A favore dell’introduzione di un salario minimo in Italia è anche il presidente dell’Inps Tito Boeri. Secondo egli, infatti, si tratterebbe di una norma necessaria per garantire ai lavoratori i loro diritti minimi. Di un parere simile anche Roberto Capobianco, presidente di Conflavoro, il quale afferma che che un salario minimo orario garantirebbe un compenso equo ad ogni lavoratore, che possa dare un minimo di benessere e dignità a chi lavora.
Contrari, invece, a questa proposta sono i sindacati, secondo i quali il salario minimo in Italia è già controllato dall’articolo 36 della Costituzione e dai CCNL. Secondo questi il vero problema non sta nella definizione di un salario minimo orario uguale per tutti, ma in un maggiore controllo. Infatti, la maggior parte dei contratti stipulati al giorno d’oggi sono “pirata” (ossia stipulati da organizzazioni non rappresentative e con retribuzioni inferiori ai parametri stabiliti). L’istituzione di un salario minimo, toglierebbe, quindi, centralità e potere ai sindacati italiani e metterebbe a repentaglio questa solida e storica struttura.

Salario minimo in Europa

Come dicevamo prima, in altri paesi d’Europa il salario minimo già esiste e tutela la categoria dei lavoratori. Basta tenere presente che a luglio 2017, 22 stati dell’Unione Europea (su 28) avevano una paga oraria minima nazionale. In testa ai paesi d’Europa con il salario minimo c’è il Lussemburgo (la cui retribuzione minima è di quasi 2mila euro), in coda la Bulgaria (con 235 euro mensili). Restano fuori da questa classifica, invece, Danimarca, Cipro, Austria, Finlandia, Svezia e, appunto, Italia.

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