La malattia di Kawasaki è una vasculite, ossia un’infiammazione dei vasi sanguigni, che tende a presentarsi nei neonati e nei bambini. Cerchiamo di saperne di più.
Indice
Cos’è la sindrome di Kawasaki?
La sindrome di Kawasaki (MK) è una malattia pediatrica che deve il nome dal suo scopritore, il dottor Tomisaku Kawasaki il quale l’ha diagnosticata per la prima volta in Giappone nel 1967. Si tratta di una sindrome infiammatoria che interessa le arterie di piccolo e medio calibro, si presenta in neonati e bambini e la cui causa è, al momento, sconosciuta.
I sintomi
Della sindrome di Kawasaki dei bambini sappiamo che, appunto, si tratta di una particolare malattia che colpisce prevalentemente neonati e bambini sotto gli otto anni. I sintomi della sindrome di Kawasaki più comuni sono febbre, congiuntivite, arrossamento delle labbra e della mucosa orale, anomalie delle estremità come mani e piedi, eruzioni cutanee, linfonodi nella regione del collo, eritema a fragola sulla lingua.
Clinicamente, viene definita come una vasculite che normalmente ha decorso benigno ma in alcuni casi può provocare problemi perché interessa il cuore con la dilatazione delle coronarie. Vanno incontro a un decorso più complesso i pazienti non adeguatamente trattati (15-25%), ma talvolta anche in quelli ben curati (con percentuale inferiore al 5%).
Si guarisce dalla sindrome di Kawasaki?
Secondo quanto scrive l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma la malattia segue tre fasi: fase acuta, fase subacuta e fase di convalescenza.
- Fase acuta (durata 1-2 settimane): presenza della febbre e degli altri segni acuti della malattia (che possono non essere presenti contemporaneamente).
- Fase subacuta (durata fino alla 4ª settimana): ha inizio dopo la risoluzione della febbre e degli altri segni acuti. Possono persistere irritabilità, anoressia e congiuntivite. Si associa a desquamazione della pelle, aumento del numero di piastrine circolanti, possibile sviluppo di aneurismi coronarici;
- Fase di convalescenza (durata dalla 5ª alla 8ª settimana): inizia la scomparsa di tutti i segni clinici di malattia fino alla normalizzazione degli indici infiammatori.decorso della malattia nei bambini con MK è molto variabile in relazione all’eventuale interessamento coronarico.
Al termine della fase di convalescenza si guarisce dalla sindrome di Kawasaki.
Come si cura
Il trattamento iniziale per curare la malattia di Kawasaki nei bambini prevede la somministrazione di immunoglobuline endovena (IVIG): rappresentano il trattamento “protettivo” per eccellenza nei confronti delle coronarie; vengono infuse per via endovenosa di solito entro il 7-10° giorno di malattia, dopo aver raccolto il consenso informato dei genitori ed aver eseguito un prelievo per le sierologie epatite B, C e HIV.
Inoltre, viene somministrata Aspirina a dosaggio antinfiammatorio, in quattro somministrazioni giornaliere, fino a 48-72 ore dalla scomparsa della febbre. Poi a dosaggio antiaggregante, una volta al giorno, per 6-8 settimane dall’esordio nei pazienti senza alterazioni coronariche e per tempo indefinito nei bambini che sviluppano coronaropatia. I bambini con particolari condizioni di rischio (età inferiore ai 12 mesi, dilatazione coronarica al primo ecocardiogramma, indici di infiammazione molto elevati, complicanze quali sindrome da attivazione macrofagica, sindrome da shock) vanno anche trattati anche con cortisone
Sindrome di Kawasaki e Coronavirus
Perché questa malattia è tornata agli onori delle cronache? Nel corso della lotta al coronavirus i pediatri di molte zone d’Europa hanno lanciato un’allerta dopo aver registrato un numero particolarmente elevato di bambini colpiti da questa sindrome. E’ stato rilevato che in un mese il numero dei casi ha eguagliato quelli visti nei tre anni precedenti e ci sono stati dei casi segnalati anche al Gaslini di Genova e a Milano.
Dunque, vi è il sospetto che ci possa essere una correlazione tra il nuovo coravirus e la sindrome di Kawasaki, anche se gli esperti precisano che solo una piccola minoranza di bambini infettati da SarsCov2 sviluppa questa particolare malattia, meno dell’1%.