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Unicredit: al via la ricapitalizzazione più massiccia mai vista in Italia

Unicredit Milano

La delibera del Cda: 13miliardi di nuovo capitale.

Periodi di riunioni fiume per due delle big bank di casa nostra: Monte dei Paschi e Unicredit. Se i vertici dell’Istituto di Siena fanno le ore piccole per mettere appunto piani strategici volti al salvataggio del colosso bancario, il Cda presieduto dal CEO Jean Pierre Mustier ha deliberato proprio nelle ultime ore il più imponente innesto di capitali dello scenario creditizio italiano. Saranno ben 13 i miliardi che andranno a ricapitalizzare il patrimonio netto di Unicredit, finalizzati, in larga misura, a bilanciare la svalutazione dei crediti dell’attivo di bilancio, portati a sofferenza per quasi 8miliardi di euro (più del 74% del valore complessivo della posta). L’operazione varata dai vertici milanesi di Piazza Gae Aulenti che interesserà gli esercizi che vanno dal 2016 al 2019, partirà con una svalutazione delle sofferenze per complessivi 17miliardi e si avvarrà dell’assistenza di due leader mondiali della gestione degli investimenti: la californiana Pimco e la newyorkese Fortress.

Contenimento dei costi e aumento delle commissioni.

Ricapitalizzazione UnicreditIl progetto di ricapitalizzazione si accompagna a un piano di contenimento dei costi e di ampliamento dei ricavi lordi: i primi saranno ridotti con un taglio drastico del personale, mentre i ricavi verranno rimpolpati con un aumento annuo delle commissioni. Sono 14mila gli esuberi di personale conteggiati dal Cda di Unicredit che ha stilato un piano triennale di uscite: si delineano anche riduzioni nell’apparato della governance, il cui riassetto è rinviato al 2018, con un rinnovo dell’esecutivo che registrerà una diminuzione dei membri da 17 a 15 e la nomina di un solo vicepresidente. Il margine lordo d’interesse garantito agli investitori non registrerà particolari sorprese e resterà pressoché stabile, a parte una lieve diminuzione (pari allo 0,2% circa all’anno) del trend dei tassi attivi, con un volume di crescita del 2,5% annuo. I sacrifici verranno richiesti ai correntisti long term, i quali dovranno versare delle commissioni maggiorate del 2% o più nell’arco dell’esercizio. La policy attuata dal Ceo Mustier punta sulla totale assenza di operazioni straordinarie, aiuti di Stato e componenti di aleatorietà per convincere investitori e mercato a credere nella rinnovata stabilità dell’Istituto e nella ripresa della redditività.

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