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Via della seta: accordi Italia-Cina e impatto sull’economia del paese

La Nuova Via della Seta, conosciuta anche come Belt and Road Initiative, è un memorandum di intesa per connettere Cina ed Europa. Si tratta, in poche parole, di un accordo per favorire le esportazioni italiane nell’enorme mercato cinese.
Un particolare accordo che farebbe entrare l’Italia nella sfera di influenza geopolitica di Pechino, allontanandola dallo storico alleato statunitense.

Cos’è la Via della Seta

Il nome di “Via della Seta” è un evidente richiamo a quel reticolo di oltre ottomila chilometri su cui si sviluppava il commercio tra impero cinese e impero romano. Questo accordo sulla Nuova Via della Seta potrebbe avere un impatto altrettanto importante.
Cos’è la Nuova Via della Seta, nello specifico? Questa è conosciuta anche con il nome di Belt and Road Initiative ed è un memorandum di intesa per unire Cina ed Europa, avviato nel 2013 dal presidente cinese Xi Jinping. Si tratta di una vera e propria iniziativa strategica commerciale dalla grandissima importanza la quale punta a promuovere il ruolo della Cina nelle relazioni commerciali globali, soprattutto in Europa. La Cina, infatti, punta ad espandere i suoi flussi di investimenti internazionali ed a fornire sbocchi commerciali per i suoi prodotti. Si tratta quindi si uno strumento di “soft power” di grande portata.
Infatti, ad oggi oltre 60 Paesi e 29 organizzazioni internazionali hanno firmato memorandum d’intesa per aderire all’iniziativa o hanno manifestato la loro intenzione di farlo.

Via della Seta: a chi conviene davvero l’accordo tra Italia e Cina

La Nuova Via della Seta suscita interesse in Italia e Cina. Anche il nostro Paese è molto estasiato dall’idea di lanciare le proprie merci in un mercato enorme come quello cinese. Allo stesso tempo, negli ultimi anni l’Italia è stata uno dei maggiori destinatari nell’Unione europea, dopo Regno Unito e Germania, degli investimenti cinesi, in particolare nel triennio 2014-2016.

A questo proposito bisogna sottolineare che gli accordi tra Italia e Cina con la Nuova Via della Seta non nascono adesso. Va ricordato che l’Italia ha iniziato a far parte dell’iniziativa già nel 2015 diventando uno dei 57 membri fondatori dell’Asian infrastructure investment bank la quale finanzia le infrastrutture, appunto, lungo le nuove vie della seta. Nel 2017 l’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni è stato l’unico leader del G7 a partecipare al primo forum della Bri, ipotizzando futuri investimenti cinesi a Genova e Trieste.
Di fatto, però, è stato il governo Lega-Movimento 5 Stelle ad intensificare i viaggi ufficiali in Cina: così il sottosegretario allo Sviluppo economico Michele Geraci, il ministro dell’Economia Giovanni Tria ed il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio.

Nuova Via della Seta: i benefici economico-commerciali in Italia e Cina

La nuova via della seta contribuirà certamente allo sviluppo del commercio italiano, da anni limitato nelle procedure di esportazione verso il Paese asiatico.
Infatti, se da una parte il Governo cinese non ha mai ostacolato le esportazioni delle merci all’estero, molti più problemi hanno hanno interessato i Paesi europei. Lo stesso Premier Conte è convinto che i rapporti commerciali con la Cina debbano essere riequilibrati, permettendo un maggior accesso al mercato cinese per le merci italiane, dall’agroalimentare al lusso, e per i nostri servizi. Ma non solo.

Questa Nuova Via della Seta permetterà una maggiore visibilità ai porti italiani i quali assumeranno un ruolo rilevante nel sistema import/export delle merci, soprattutto per quanto riguarda Genova, Trieste e Venezia i quali potranno candidarsi al ruolo di terminali, in Europa, per la Nuova Via della Seta. I porti italiani si prestano infatti a rendere più agevole e veloce il commercio e la circolazione delle merci cinesi in Europa. Questo, ovviamente, a causa della posizione geografica privilegiata del nostro Paese il quale garantisce ai nostri porti un ruolo strategico, oltre a costituire un magnifico canale di accesso a tutti i Paesi europei, in virtù anche delle procedure di sdoganamento tra le più veloci in Europa.
Si tratta, quindi, di un’opportunità che giova a tutto il Mediterraneo dal momento che è proprio da qui che transita una parte consistente del commercio globale.

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