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Cosa significa welfare aziendale
Quello di “welfare aziendale” è un concetto di cui sentiamo parlare sempre più spesso nel rapporto fra imprese e dipendenti. Per capire come funziona il welfare aziendale, è opportuno partire da cosa significa. Di conseguenza, occorre conoscere il significato del termine “welfare”, che in italiano è traducibile di fatto come “benessere”. Intendiamo, dunque, tutti quei beni, servizi e iniziative che vengono pensati e attuati nella direzione del miglioramento del benessere delle persone.
Per questo motivo, se associato all’ambito delle aziende, si tratta di una serie di misure volte a garantire condizioni ideali tanto per i datori di lavoro quanto per i dipendenti, favorendo dunque la creazione di un clima soddisfacente e che può aumentare l’efficienza negli specifici parametri e obiettivi aziendali. Il welfare aziendale, inoltre, rientra in quella tipologia definita come secondo welfare. Quest’ultimo si differenzia dal primo welfare (inteso come welfare pubblico”), categoria che racchiude tutti gli interventi messi in atto a livello statale e pubblico per i cittadini. Nel secondo welfare, invece, troviamo misure e interventi non statali erogati tanto dal mondo profit che non-profit, fra cui dunque rientrano le aziende.
Cos’è il welfare aziendale e come ci si arriva
Come funziona il welfare aziendale
Il concetto di welfare aziendale viene sempre più associato al concetto di wellbeing aziendale, ovvero tutti quei comportamenti messi in atto dai datori di lavoro per garantire un benessere fisico, mentale, emotivo e professionale dei dipendenti all’interno dell’azienda. Per questo, possiamo citare tutti quei benefit e iniziative che vengono introdotte dal datore di lavoro ai dipendenti già presenti, oppure che vengono direttamente offerti in un contratto a un candidato scelto.
I servizi che possono essere attuati e rientrare nella categoria di welfare aziendale sono molteplici, motivo per cui spesso il concetto viene ritenuto sfuggente. Ovviamente, molto dipende dalle dinamiche esistenti all’interno dell’azienda, di cosa si occupa e quali possono essere i bisogni dei lavoratori in base sia alla mansione che ricoprono, sia all’obiettivo generale dell’impresa. Per questo, è l’azienda a scegliere quale piano attivare dopo un’attenta riflessione volta sia alle proprie possibilità che alle potenziali esigenze dei dipendenti.
I passi per attuare il piano di welfare aziendale
Ci sono tre passi fondamentali che, lato azienda, devono essere messi in atto per realizzare un piano consono al proprio contesto. Il primo consiste – come dicevamo – nella comprensione delle esigenze reali dei propri dipendenti, questione cruciale che può essere affrontata tramite lo svolgimento di questionari in forma anonima oppure di interviste singole per ogni dipendenti. Una volta fatto questo, il piano potrà iniziare a essere delineato in base a cosa è emerso.
Il secondo passo consiste nell’indispensabile reperimento di partner erogatori dei servizi che si sono resi necessari dopo i colloqui con i dipendenti. Esistono, a questo proposito, delle piattaforme welfare dedicate proprio a capire quali sono i partner adatti e a offrire i servizi specifici.
Il terzo step, importante tanto quanto gli altri due, passa da una comunicazione con i dipendenti che deve essere chiara, trasparente e volta alla condivisione delle decisioni attuate. In questi casi, bisognerà illustrare loro cosa cambierà e quali saranno i benefit previsti, in modo da agevolare la chiarezza sin dall’inizio per poter contare su un efficace piano di welfare aziendale a lungo termine.
Esempi di welfare aziendale
Fra gli esempi di welfare aziendale intesi come benefit, i più tipici e caratteristici sono senza dubbio quelli relativi al rimborso spese sostenute dai lavoratori, ma anche ai buoni pasto che vengono concessi. Altre agevolazioni, inoltre, sono rivolte al lato logistico e si traducono, per esempio, in incentivi per il tragitto casa-lavoro svolto quotidianamente, ma anche la possibilità di ricorrere allo smart working, soprattutto per chi è residente lontano dalla sede e quanto meno come soluzione parziale.
Altri servizi, inoltre, possono essere offerti tanto alla persona quanto alla famiglia. Tra i primi troviamo, per esempio, gli incentivi alle attività sportive come i buoni palestra, ma anche quelli rivolti all’abbigliamento. Altri incentivi molto apprezzati si traducono nel buono benzina. Fra i secondi, possiamo citare senza dubbio le agevolazioni in materia di piani assicurativi, come le polizze su infortuni o malattie, ma anche gli incentivi per l’istruzione che si traducono in un rimborso spese scolastiche (anche per l’asilo) e universitarie per i figli dei dipendenti.
Welfare aziendale: vantaggi e svantaggi
Pro
Ci sono numerosi vantaggi da citare nell’attuazione di un piano di welfare aziendale, sia lato azienda che lato dipendenti. Sicuramente, i datori di lavoro – se mettono in atto iniziative mirate e realmente rispondenti alle esigenze dei lavoratori – potranno notare un aumento della produttività e dell’efficienza. Inoltre, tali iniziative potrebbero aumentare il senso di appartenenza e di fidelizzazione dei dipendenti stessi, che sono più incentivati a fare meglio il proprio lavoro, oltre a un aumento del tasso di permanenza in azienda e a una diminuzione dell’assenteismo. Iniziative di questo tipo, inoltre, migliorano la reputazione del brand anche all’esterno.
Lato dipendenti, un fattore importante è dato dalla tassazione agevolata sui servizi welfare, che non sono soggetti a tassazione: l’importo può dunque essere speso nella propria totalità. Così facendo, aumentano i vantaggi nella vita quotidiana ma anche nel benessere delle proprie famiglie, creando un clima positivo in casa e producendo un significativo miglioramento della qualità della vita.
Contro
Lato azienda, bisogna innanzitutto citare che attuare un piano di welfare richiede ingenti investimenti iniziali e l’impiego di molte unità di personale. Spesso, inoltre, si rivela difficoltosa non solo la fase di avvio, ma quella di gestione del piano che viene affidato alle risorse umane. In questo senso, può rivelarsi utile avviare dei percorsi formativi che precedano l’esecuzione del piano, in modo che tutti arrivino preparati e non si incorra in problematiche e complessità amministrative.
Per quanto riguarda i dipendenti, fra gli svantaggi possiamo citare il fatto che è molto difficile poter accontentare chiunque, specialmente in aziende molto grandi. I datori di lavoro cercano di rispondere, ovviamente, alle esigenze della maggioranza e quelle più citate in fase di questionari o colloqui. Per questo, alcuni dipendenti potrebbero essere insoddisfatti. Da ricordare, poi, che i piani di welfare possono andare incontro a complessità anche lato dipendenti: se le risorse umane potrebbero avere difficoltà a gestirle, per i lavoratori la principale criticità – almeno iniziale – potrebbe risiedere nella comprensione e nell’utilizzo degli stessi.